sabato 28 febbraio 2015

The Imitation Game

The Imitation Game riesce dove la maggior parte (quasi tutti) dei biopic candidati quest'anno agli Oscar ha fallito, dosando egregiamente la narrazione degli eventi e una storia, per necessità , romanzata.

Lo sceneggiatore Graham Moore tocca un pò la "storia vera", un pò la romanza, per poi tornare di nuovo agli eventi: non c'è mai un prevalere di un elemento sull'altro, e anzi l'uno si alimenta dell'altro in una perfetta alchimia: la storia-vera ci porta alla storia del film, che poi ci riporta agli eventi, contestualizzandoli o giustificandoli, e dov
e non arrivano gli elementi narrati, arrivano degli opportuni indizi su ciò che sarebbe accaduto dopo il periodo narrato dal film, come le mele e il cianuro, reali elementi del suicidio di Turing, o, soprattutto, i due polizziotti: uno vestito con abiti tipicamente anni '50, che lo condanna, simbolo di come il matematico fu condannato in vita, e il poliziotto vestito in abiti contemporanei, incapace di giudicarlo, simbolo del riconoscimento che avrebbe ricevuto solo nel 2009.

Il tutto è accompagnato da un'egregia interpretazione di Benedict Cumberbatch che rende perfettamente quel genio con problemi a relazionarsi,ma totalmente fiducioso nelle potenzialità della sua macchina, voluto dallo sceneggiatore, rendendo perfettamente quella "solitudine dei numeri uno"; il resto del cast offre comunque delle buone interpretazioni, senza che vengano oscurate dal protagonista.

Uno dei difetti maggiori dei biopic moderni è il non saper dosare l'intervento di regista e sceneggiatori sulla storia vera, The Imitation Game riesce ad andare oltre certi inconvenienti risultando un ottimo prodotto, meritevole senz'altro dell'Oscar alla miglior sceneggiatura non originale e sicuramente uno dei migliori tra i film candidati.

VOTO 4/5

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