
Rimane costante per tutto il film il tema della messa in
scena: l'intera vita dello sfortunato John Merrick è letta attraverso un
palcoscenico, che sia quello del fenomeno da circo deriso, o quello del caso
medico studiato, o ancora quello della personalità che l'elite londinese ama
visitare, gli stessi spettatori che sono venuti al cinema o che hanno comprato
il dvd sono accorsi per assistere a questo spettacolo allestito da Lynch, e il
regista non nega ipocritamente tale fattore, ma anzi fa evolvere il film
mantenendo invariato il leit motiv dell'attenzione posta sul freak, cosicché
personaggi positivi e negativi vengono creati in base al loro comportamento nei
confronti di questa messa in scena, passando dagli sfruttatori del freak,
che lo mettono in mostra per il guadagno personale, a chi ha pietà di quest’uomo
e che, nonostante il primo interesse scientifico, cerca di dargli sollievo, un
leit motiv più volte rimarcato dal regista stesso, con dissolvenze in nero che
sembrano simulare un sipario che si chiude per passare alla prossima scena.
Funziona molto bene lo stile di Lynch che qui si traduce in
una porta per la psiche del centro della storia, John Merrick, la cui mente
traduce ed espleta ogni sua gioa, sofferenza, paura e timore, accompagnati dall’ottima interpretazione di
John Hurt, che riesce a far emergere un range ottimale di espressioni e
reasìzioni del personaggio da sotto il pesante trucco applicatogli, un’interpretazione
eguagliata solamente da quella di Anthony Hopkins, vero e proprio perno empatico
della storia.
VOTO 5/5
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