
Tale entusiasmo è dovuto in primis a Martone, e al suo gusto dell'inquadratura: movimento leggeri che abbracciano i personaggi e gli ambienti, quasi non sembra girato, dei movimenti di macchina studiati egregiamente per esplicitare l'interiorità tormentata di Leopardi: e così ecco che una libreria rappresenta un accogliente rifugio (nei primi anni di studio) per poi, dopo un fallito tentativo di fuga, rimandare, con tutti i libri allineati in verticale, alle sbarre di una prigione; ed ecco che un semplice dolly su un lago riesce a rendere il dolore di Leopardi, che si dirama fuori da lui nella natura, facendo increspare la superficie dell'acqua(forse una delle più belle e suggestive inquadrature del film)
.
Queste studiate inquadrature sono rette dall'ottima interpretazione di Elio Germano come Giacomo Leopardi, semplicemente perfetto, è riuscito a caratterizzare una figura tanto importante nella cultura italiana facendola sua, senza stravolgerla, senza cadere in quella che sarebbe potuta essere una troppo scontata (o stereotipata) caratterizzazione, ma quello che più mi ha stupito sono le sottigliezze che l'attore è riuscito a cogliere, piccoli dettagli che rendono più concreto il personaggio, come la voce impastata per la timidezza, l'incespicante corsa dovuta alla gobba, oltre alle sue stupende letture delle opere leopardiane ("La Ginestra" in particolare).
Provando a intuire il motivo delle critiche negative, potrei imputarlo alla sceneggiatura: chiaramente indirizzata ad un pubblico che già conosce nel dettaglio la vita di Leopardi, lo screenplay di Martone e Ippolita di Majo pone l'enfasi su certi eventi dandone per scontati altri, persino lo studente di liceo classico che ha studiato sommariamente la vita dell'autore si troverebbe disorientato, ma fortunatamente è una situazione che non dura mai troppo e l'intreccio generale sarà sempre chiaro.
Altro difetto del film sono le sequenze oniriche, non tanto per la qualità di esse, Martone riesce a gestire quei momenti magnificamente, ma perché non se ne sente il bisogno: sono situazioni troppo sopra le righe per gli standard a cui ci ha abituati il regista per tutto il film, è già una sequenza piuttosto surreale la scena sopracitata del lago, ma con le oniriche si cade nel l'eccessivo e , per certi versi, nel pacchiano.
È stata molto lodata invece la fotografia, ma, a livello tecnico, questa è forse la vera critica che mi sento di muovere al film: il comparto visivo (durante tutto il primo tempo, poi sembra calmarsi) ha dei passaggi netti da toni chiari a toni scuri, poi nuovamente chiari, poi cupi, con dei passaggi decisamente fastidiosi per lo spettatore.
In conclusione , Il Giovane Favoloso, è un ottimo prodotto, pur con delle pecche evidenti a livello tecnico e di sceneggiatura riesce ad attualizzare senza stravolgere la figura del Leopardi, per capire i vari passaggi è sempre consigliato un ripasso della vita dell'autore, ma anche come film a sè supera largamente il livello medio dei biopic.
VOTO 4/5
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