
Quattro persone disperate unite dal destino che insieme ritroveranno
la voglia di vivere, davvero un buon incipit, purtroppo il tutto risulta inutilmente
forzato,dalle personalità dei protagonisti appena accennate in pochi dialoghi
fuoricampo alla fretta con cui i quattro entrano in intimità: il film non si
prende mai il tempo di approfondire una storyline o di fare empatizzare lo
spettatore con i personaggi.
Le commedie drammatiche devono farlo sentire il dramma, non
devono necessariamente essere basate su di esso, ma si deve sentire, mentre nel
film è presente solo in alcuni momenti (gli unici che funzionano), che vengono
puntualmente dimenticati o messi da parte: la storia rappresenta dunque quattro
protagonisti che si rialzano da una caduta che non è mai avvenuta, lo stesso
tema della caduta, sia fisico che non , dei personaggi viene appena accennato
all’inizio del film, introdotto con dei bellissimi titoli di testo le cui
lettere cadono come foglie d’autunno, per poi finire nella sempre crescente
lista di discorsi messi da parte.
Così come la storia, anche i personaggi hanno ottime
premesse, ma il poco approfondimento le rende semplici macchiette, un esempio
evidente è JJ, portato dalla vita stessa sul tetto di quell’edificio, avrebbe
potuto mostrare come un suicida non è che una persona come le altre, ma
ovviamente le sue paure, i suoi drammi, il suo background sono solo accennati e,
anch’essi, messi da parte per essere ripresi giusto per il finale.
Con una sceneggiatura così povera, l’unico aspetto per il
dramma su cui si poteva puntare era quello dei dialoghi, che funzionano molto
bene, soprattutto quelli delle due protagoniste femminili Jess e Naurinne,
forse le uniche con cui si crea un minimo di empatia, per quanto le battute
siano poco realistiche, in uno o due momenti riusciranno a strapparvi la lacrima.
Molto bella è invece la stupenda fotografia, che sfrutta
perfettamente gli ambienti interni, ma soprattutto esterni (la scena finale
nella Londra innevata è visivamente sublime), puntando su toni quasi sempre luminosi
con la prevalenza di uno o due colori in particolare, creando quell’effetto di “luminoso
ma non patinato” che Orange is the new black vorrebbe tanto saper fare.
In conclusione, Non buttiamoci giù aveva tutte le carte per essere un buon prodotto, ottima premessa, personaggi con un buon potenziale,la bellissima fotografia, purtroppo per la fretta di entrare nella storia vera e propria, nella riscoperta della felicità dei protagonisti, non ha messo le basi perché tale storia funzionasse, perdendo di qualità.
VOTO 2/5
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